Anoressia e Bulimia: cosa sono?

Quando si soffre di disturbi alimentari il mangiare non viene più vissuto come gratificante e diventa una fonte di estrema insicurezza. La propria autostima viene eccessivamente influenzata dal peso o dalla propria immagine corporea e si hanno paure eccessive e infondate di ingrassare o di non essere magri a sufficienza. I disturbi alimentari più diffusi sono:

  • φ anoressia, in cui la persona usa comportamenti restrittivi (digiuno, esercizio fisico, etc.) o abbuffate e successive condotte eliminatorie (vomito indotto, uso improprio di lassativi, etc.) per perdere peso; gradualmente si giunge a dimagrire ben al di sotto del minimo normale per età, sesso, fase della crescita, e salute fisica.
  • φ bulimia in cui la persona alterna in maniera vertiginosa abbuffate e rigide forme di controllo del peso corporeo (dieta, esercizio fisico, lassativi, etc.); durante le abbuffate vi è una ingestione esagerata di cibo in un certo lasso di tempo (per esempio per un paio d’ore); nello stesso tempo si ha la sensazione di perdere il controllo e di non riuscire a smettere di mangiare.
  • φ disturbo da binge-eating (alimentazione incontrollata) in cui la persona va incontro a frequenti episodi di abbuffata, vive la sensazione di perdere il controllo, e si sente a disagio in relazione alle abbuffate (spesso condotte in solitudine); spesso, ma non sempre, si presenta un serio rischio di aumento di peso e obesità.

In tutti questi disturbi gli episodi di abbuffata o di restrizione alimentare si ripetono nel tempo in maniera costante da almeno tre mesi. E’ frequente che lo stesso paziente possa passare rapidamente dall’anoressia alla bulimia o all’alimentazione incontrollata e/o viceversa. I disturbi alimentari colpiscono all’incirca il 3% della popolazione italiana, soprattutto di sesso femminile. Colpiscono in particolare pazienti adolescenti o giovani adulti e sono collegati ad elevati tassi di mortalità (per approfondimenti leggi qui).

φ  Quali sono le cause dell’anoressia e della bulimia?

La comunità scientifica ritiene che i disturbi alimentari siano multifattoriali e scaturiscano da diverse cause nello stesso tempo (individuali-familiari-socio-culturali). Secondo la ricerca scientifica la personalità rappresenta uno dei fattori individuali più decisivi. Sembra infatti che i pazienti anoressici/bulimici mostrino tendenzialmente tre tipologie di funzionamento psicologico:

  • φ  pazienti perfezionisti, tipicamente coscienziosi, responsabili nel lavoro e nelle relazioni, empatici, ma anche autocritici e meticolosi; anoressia e bulimia sono per loro tentativi rigidi di regolare l’ansia, la colpa e la scarsa autostima legate ad un senso di forte fragilità personale.
  • φ  pazienti ipercontrollati caratterizzati da forti inibizioni emotive e psicologiche, evitamento delle relazioni e problemi relazionali, senso di essere vuoti, inadeguati, depressione e sentimento di vergogna; sono spesso anoressici e vivono la forma fisica come un ideale nel quale rifugiarsi a fronte di un doloroso isolamento relazionale.
  • φ pazienti con mancanza di controllo, caratterizzati da un’emotività intensa, impulsività e rabbia incontrollate, relazioni caotiche. Sono tipicamente bulimici e vivono abbuffate e restrizioni alimentari come tentativi disperati di avvicinamento/allontanamento da relazioni controllanti, ostili, intrusive.

φ Disturbi alimentari: come uscirne?

La ricerca scientifica mostra che è possibile affrontare e superare questi disturbi. Tra coloro che affrontano un percorso di cura è elevata la percentuale delle guarigioni complete e il trattamento di anoressia e bulimia è tanto più efficace quanto più si affrontano tempestivamente tali problematiche. E’ indispensabile utilizzare un approccio integrato nella terapia dei disturbi alimentari. Il paziente deve essere preso in carico da un’equipe multidisciplinare (psichiatra o medico nutrizionista, dietista o biologo nutrizionista e psicologo o psicoterapeuta) se si vuole giungere al successo terapeutico. Le stessa psicoterapia individuale è molto più efficace se viene affiancata da una terapia familiare.

La ricerca in psicoterapia ha mostrato che una psicoterapia individuale a orientamento psicoanalitico può essere molto efficace nel trattamento dell’anoressia In generale un trattamento di tipo psicoanalitico interviene sui fattori inconsci della personalità che contribuiscono ai sintomi alimentari. La psicoanalisi può aiutare i pazienti con disturbo alimentare a esplorare in profondità il proprio mondo interno e a confrontarsi con l’intensità della propria vita affettiva, senza per questo sentirsi insicuri o fragili. Di per sé questo diventa curativo perché permette ai pazienti di rinunciare all’uso delle condotte anoressiche e bulimiche come unica modalità di affermazione ed espressione della propria autonomia e competenza personale. Inoltre l’esplorazione psicoanalitica delle motivazioni profonde legate ai sintomi aiuta i pazienti a ridefinire le distorsioni cognitive relative al peso ed all’immagine corporea.

Per consultare utili linee guida sui disturbi alimentari clicca qui.