Che cosa ci succede quando subiamo un trauma psicologico?
4 marzo 2022 Psicologia e Salute

Che cosa ci succede quando subiamo un trauma psicologico?

I giorni bui che l’Ucraina sta attraversando ci ricordano che le perdite e i traumi possono essere a noi più vicini di quanto non vorremmo credere. La ricerca psicologica ci aiuta a capire che cosa scatena nella nostra mente un evento traumatico. 

In questi giorni incredibilmente drammatici stiamo assistendo ad una nuova emergenza umanitaria, con centinaia, migliaia di profughi ucraini alla ricerca di un rifugio che li allontani dagli orrori della guerra. Per tutti loro, e a maggior ragione, per coloro che hanno perduto (oltre alle loro case e alla loro patria) un caro amico, un fratello o una sorella, un padre o una madre, si prospetterà molto probabilmente un periodo dolorosissimo

Non si tratterà soltanto di fare i conti con la lotta per la sopravvivenza fisica, ma anche, purtroppo, con la necessità di sopravvivere al trauma psicologico

Lo stress post traumatico è legato al dolore della perditaSecondo uno studio di Kristine Alve Glad, ricercatrice presso il Norwegian Center for Violence and Traumatic Stress Studies, sopravvivere ad un trauma psicologico potrebbe significare non soltanto affrontare i tipici segni e sintomi dello stress post-traumatico (ansia, iperattivazione fisiologica, flashback intrusivi dell’evento traumatico, etc.) ma anche vivere un enorme dolore e prostrazione legati alla perdita (Glad e collaboratori, 2021). In quest’ultimo caso lo stress post-traumatico si associa alle cosiddette reazioni da lutto complicato, che si diversificano ampiamente da quelle più o meno “comuni” alla perdita (il cosiddetto lutto), perché nel “lutto complicato” i sentimenti di angoscia e di perdita non svaniscono gradatamente nel tempo; piuttosto si complicano, ossia persistono e peggiorano, fino a rendere impossibile alla vittima di una perdita traumatica di vivere normalmente la sua vita. 

Nello studio di Alve Glad, per esempio, sono stati sottoposti a questionari psicologici specifici 275 reduci del massacro di Utøya in Norvegia, reduci che nella maggioranza dei casi avevano perduto drammaticamente un caro amico, il partner, un membro della famiglia, etc. I questionari sono stati effettuati per tre volte (dopo 4/5 mesi dall’evento traumatico, dopo 14/15 mesi e dopo 30/32) ed è stato registrato un legame significativo tra la presenza di stress post-traumatico e lo sviluppo futuro di sintomi da lutto complicato, ovvero intenso struggimentodesiderio vivo e persistente della persona perduta, tristezza, immagini insistenti del defunto e negazione della realtà della perdita. 

Come suggeriscono gli autori dello studio, questo dimostra che l’esperienza di un evento traumatico (come ad esempio la minaccia per la vita propria e dei propri cari rappresentata da uno scenario di guerra) potrebbe rendere quasi impossibile l’elaborazione graduale del dolore psicologico associato ad una perdita. E a sua volta questo renderebbe insuperabile, non pensabile, non accettabile quel tempo che, man mano che esso avanza inesorabilmente, ricorda ai reduci di una catastrofe traumatica che sono “sopravvissuti” alla perdita dei loro cari. 

Ma perché un trauma psicologico rende più “complicata” l’elaborazione di un lutto?  

Bisogna tenere bene a mente che i traumi psicologici incidono in maniera profonda sui meccanismi complessi che si strutturano tra mente e cervello umani. Una ricerca statunitense del 2021 molto robusta e significativa (parte dell’ambizioso progetto di ricerca AURORA) ha dimostrato che i traumi psicologici, anche a distanza di anni dagli avvenimenti traumatici, rendono rigide le risposte neurofisiologiche delle vittime alle ricompense o alle minacce provenienti dall’esterno (Stevens e collaboratori, 2021). Secondo questo studio, in alcuni casi il cervello della vittima è come se tendesse a rispondere in maniera disinibita all’ambiente, reagendo con molta intensità sia alle minacce che alle ricompense. In altri casi, invece, il cervello della vittima è come se la portasse a rispondere all’ambiente esterno come se fosse una mera fonte di pericoli, disincentivando le risposte agli stimoli appetitivi.  

Questo studio mette in luce ampiamente gli insegnamenti delle numerose ricerche in psicoterapia e della teoria psicoanalitica sui traumi psicologici.  

Secondo la psicoanalisi i traumi psicologici disgregano le capacità della nostra mente di “rappresentare”, ossia di dare un significato al nostro mondo.  

Dare un significato al mondo è un bisogno primario della mente umanaIl mondo diventa traumatico quando esso ci travolge, quando diventa così imponente la sua forza assoggettatrice da alterare nel più profondo dei suoi bisogni la mente di una vittima: il bisogno universale di dare un “senso” alle cose che lo circondano ed entrano a far parte di lui/lei.  

Una guerra inaspettata, e all’interno di essa la morte di una persona cara, sono eventi inspiegabili psicologicamente; distruggono all’improvviso il significato che abbiamo sempre dato alle nostre vite, interrompono la possibilità di recuperare il senso perduto della nostra esistenza nel rapporto con l’altro, purtroppo irrimediabilmente avvinto dalla morte.  

A tal proposito lo psicoanalista Howard B. Levine afferma che “la capacità di trasformare i dati grezzi indefiniti dell’esperienza in elementi psicologicamente rappresentabili (mentalizzabili) è un obiettivo cruciale dello sviluppo psicologico, l’essenza dell’attività mentale umana “riuscita” “ (Levine, 2021, p. 577). Se questa capacità viene colpita al cuore da un evento, esso diventa traumatico per la mente e rende molto più probabile che certe perdite possano diventare inaccettabili e quindi persecutorie. 

In questo senso la psicoanalisi si propone, come strumento di cura, di rivitalizzare il paziente traumatizzato, il che si traduce in un duplice compito: costruire un legame che sia il meno minaccioso possibile per la vittima di un trauma e usare questo legame sicuro per aiutarla a dare un "nuovo" significato al suo mondo presente, un senso alternativo a quello prospettato dal trauma.

Fonti 
Glad, K. A., Stensland, S., Czajkowski, N. O., Boelen, P. A., & Dyb, G. (2022). The longitudinal association between symptoms of posttraumatic stress and complicated grief: A random intercepts cross-lag analysis. Psychological trauma : theory, research, practice and policy, 14(3), 386–392. 
Stevens, J. S., Harnett, N. G., Lebois, L., van Rooij, S., Ely, T. D., Roeckner, A., Vincent, N., Beaudoin, F. L., An, X., Zeng, D., Neylan, T. C., Clifford, G. D., Linnstaedt, S. D., Germine, L. T., Rauch, S. L., Lewandowski, C., Storrow, A. B., Hendry, P. L., Sheikh, S., Musey, P. I., Jr, … Ressler, K. J. (2021). Brain-Based Biotypes of Psychiatric Vulnerability in the Acute Aftermath of Trauma. The American journal of psychiatry, 178(11), 1037–1049.  
Levine, H.B. (2021). Trauma, process and rappresentation. International Journal of Psychoanalisys, 102, 4, 794-807 (tr. It. Trauma, processo e rappresentazione. Psicoterapia e Scienze Umane, 2021, 55, 4, 563-580)
Daniele Morelli Psicologo e Psicoterapeuta

Dott. Daniele Morelli

Sono uno psicologo clinico e ho una formazione psicoanalitica. Per anni mi sono occupato di adolescenti con forte disagio familiare e di pazienti psichiatrici in età adulta. Ho acquisito, durante le mie esperienze cliniche, forti competenze nell'ambito del trattamento dei disturbi mentali (in particolar modo nel trattamento psicologico dei disturbi di personalità e delle psicosi). Il mio metodo di lavoro si basa sulla psicoanalisi e si rivolge all'adulto, all'adolescente e alla coppia. Se desideri una prima consulenza, contattami pure qui.

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